Il mio Giardino Botanico. Capitolo 61. In treno verso Napoli, 17/07/2024

Il mio Giardino Botanico. Capitolo 61. In treno verso Napoli, 17/07/2024

In questo ennesimo treno, a scrivere da solo, con questa musica bellissima di casadilego sparata nelle cuffie, penso a cosa ho fatto e chi sono.
Ai miei sogni repressi che vogliono esplodere.
A Novembre 2023.
A quante storie sono passate da questo vagone.
Lo riesco a percepire dalla pelle dei sediolini un po’ consumata, dai vetri con sporchi di goccioline secche, da quel piccolo led del numero della carrozza che è meno lucente degli altri.
Oggi una mia amica mi ha raccontato che un suo amico è morto in un incidente. Me l’ha detto per confidarsi, in un modo così strano, perché non aveva ancora elaborato il dolore.
Me l’ha detto perché forse il suo inconscio sentiva il bisogno di un click, che lei ha cercato da me e io non ho potuto/saputo darglielo in quel momento.
Lei non lo sa, ma dentro di me si è innescato un fatto importante.
(flusso di coscienza allarm, se non hai la soglia d’attenzione sviluppata, torna a giocare con il reel di TikTok.)
Io ci ho pensato assai a sto fatto:
le cose che io ricevo, esternamente non mi fanno nulla, soprattutto nel primo momento, ma poi una volta che l’informazione viene seminata nel mio cervello, poi germoglia una pianta, che sembra tipo un albero di limoni.
Questo mi succede perché non voglio trasmettere una sensazione buona, o cattiva che sia, ad una persona che sta vivendo un disagio. E allora me la tengo per me, e la faccio uscire quando sono solo. Si chiama empatia, credo.
So solo che questa pianta ora sta qui seduta sul sediolino accanto al mio, e la sua presenza mi fa fare tante domande.
Sto dando il giusto valore al mio tempo?
Sto facendo quello che volevo fare da piccolo?
Sto avendo rispetto per le mie emozioni?
Sto facendo di tutto affinché le persone che amo si sentano amate da me?
È che io vedo attorno a me tutte persone così poco attente agli altri. È tanto triste.
Nessuno ha più il tempo di essere un essere umano.
Forse l’avrò anche già scritta sta cacata alla Fabio volo, ma il mio sgomento si rinnova sempre, e quindi scrivo cosa penso e quindi cazz vuo bro, leggi e shup up babe. (joking)
Questo piccolo pensiero è solo perché io so di essere wow, ma anche cicci, e pure mmmumble.
È che mi sento un alieno.
Ascolto storie e cresce la pianta, rivedo quella che mi piace, e cresce n’ata pianta, guardo lo sguardo perso senz’amore della signora due sediolini davanti a me e cresce n’ata pianta, insomma mi sento in una specie di giardino botanico cu tutt sti piant, “ncuoll, ncap”.
Sono attorno a me che si prendono il mio ossigeno, conficcando le loro radici dentro di me.
Sento troppo? Si. È la mia dannazione? Si. È la mia ricchezza? Si, assolutamente sì.
Faccio finta di andare oltre, trotterello, gioco, vado in barca, canto diserenereeee, cerco il distacco, ma il pensiero va sempre lì.
A cosa posso fare, a come posso fare del mio meglio. Forse per questo scrivo, per cercare di raggiungere le persone che non conosco direttamente o che non sento spessissimo, o anche semplicemente la mia amica in cerca di click.
In questi ultimi mesi sono stato stravolto.
So di avere tanta energia, lo so, davvero, e la metto tutta a disposizione. O almeno ci provo.
Facendo questo forse sto lasciando indietro un po’ di cose.
Questo lavoro di riflessione che faccio continuamente su me stesso, mettendomi sempre in discussione, non so dove mi porterà davvero.
Ma io voglio seguire quello che mi ha insegnato Kobe e nonno.
“rest in the end, not in the middle”
“chi fravc e sfravc nun perd mai tiemp”.
Stesso concetto.
I sogni da scrittore in viaggio piano piano sono passati in secondo piano. Forse sto mettendo anche in secondo piano la “ricerca” dell’amore cucciolo.
È una cosa buona?
Non lo so.
L’amore si cerca?
Non lo so.
Ch’ella uaglion se non mi fossi comportato come un’idiota sarebbe la mia compagna di vita?
Non lo so.

È che l’equazione è semplice: finché le persone che amo avranno bisogno di me, io dedicherò la mia vita a loro.

Vorrei prenderle tutte e portarle su un tappeto volante che mentre vola lascia una scia di stelline colorate, che si posano sulle piante secche e le fanno germogliare con i fiori, così ‘stu giardino botanico lo facciamo diventare ancora più fresh!
Sarà che sono stato sempre un bimbo che ha sempre riflettuto tanto sui suoi comportamenti, che si è messo sempre in discussione tanto per cose che gli cascavano addosso, lo ricordo bene.
È che ora che sono un uomo ho bisogno di sentirmi la versione migliore di me stesso, per dare giustizia a quel bimbo.
La mia serenità si contempla solo in quella degli altri.
Ma d’altronde il claim del mio blogghetto parla chiaro: “chi è libero dentro, è libero ovunque”
E uagliu, quanto spaccimma mi sento aperto e libero. Assai.

Un saluto alla mia amica a cui voglio bene e che in questo momento starà facendo i conti con la sua pianta.
Ti sto mandando quel click, spero ti aiuti a piangere un po’.
Un saluto pure alla pianta accanto a me.
Pure lei fa ciao, come i pini fuori alla finestra di quella stanza nel Luglio del 2017.

Nu bacio carnale uagliu, non siete soli. Ci state tutti dentro di me, lo spazio è assai. Assai.

Peace

Ale

Ti ringrazio della lettura. Se ti va puoi scrivere qualcosa qui:

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