La mia ispirazione. Napoli, 22/04/2012
Stasera ho riletto queste righe che scrissi 6 anni fa.
È una cosa stupenda vedere come negli anni si possa cambiare tanto esteriormente, magari cambiando città, lavori o abitudini..
Ed è una cosa stupenda come dentro, nell’animo, non si cambia mai.
La scrittura in questo è una rivelatrice unica.
Mi ha fatto tenerezza leggere queste mie parole così piene di rabbia e insoddisfazione.
È incredibile come il mio impeto non sia tramutato in questi anni: ho imparato a veicolarlo.
Ho imparato a gestire questo mio idealismo, ho imparato a non soccombere nei miei sogni.
Ho imparato a rincorrermi, e ogni volta che pare che un po’ fuggo via, accellero il passo e mi ritrovo.
Vi lascio a queste righe,
Un abbraccio
Ale
—
Tutto nasce da un’ispirazione.
Da un viaggio.
Da un libro.
Da un amore.
Intorno a me vedo gente che sa quello che vuole, tutti decisi. Concentrati.
Chissà come fate.
Chissà come fate a non farvi distrarre da un ricordo che vi sbatte addosso, da un’ombra prepotente, da un gioco di luci.
Come fate a non rimanere estasiati dal rumore di una città viva, dai capelli di una donna, dallo sguardo pieno di dolore di un africano al semaforo.
Come fate a non fermarvi un attimo?
Come fate a non innamorarmi delle semplici cose?
Chissà come fate a dimenticare l’odore della vostra mamma.
Io lo riconoscerei tra milioni. Sa di latte fresco, di vaniglia, lavanda.
Sa di amore.
Per un sogno inverosimile, cacchio, io sarei capace di sbatterci la testa interi mesi.
Come fate a vivere la vita così, che a me solo il lampeggiare di questa linetta verticale in questa pagina word mi tormenta. E immagino, invento. Sogno.
E scrivo oceani di parole, maree intere per cullare i miei pensieri. E calmarli.
Che l’ispirazione la riconosco, ormai. La vista è come se si annebbiasse, la testa brucia.
Senti nelle orecchie il battito del cuore.
E’ uno stato di catarsi completa. Come un orgasmo.
E vedo solo le mie mani sulla tastiera, frettolose. Più sapienti di me, che compiono il loro destino.
Scrivere pensieri che non pensavo di pensare, storie che non sapevo di sapere.
Come fate voi altri? Come fate a non sentire la responsabilità di un esistenza dignitosa nell’animo? Come fate a non sentire il bisogno di scrivere, di cantare, di fare due tiri a canestro? Come fate a zittire quella pulsione artistica che c’è dentro ognuno di noi?
Come fate ad accontentarvi di una donna che non vi ama? O, peggio ancora, che non amate?
(Oggi la mia scrittura è rabbiosa. Sto scrivendo senza usare punteggiatura, staccando raramente le parole.
Dopo correggerò questo scempio grammaticale)
Come fate a non amare voi stessi? Come fate, dannazione.
Come fate a non amare fare la spesa da soli? Può sembrare stupido, ma a me sembra una grande conquista. E’ uno di quei momenti dove ti rendi conto che sei diventato adulto. Vabbè, io poi ho un particolare amore per i supermercati..
Ora tra le mani, hai una tua lista. E ora che finalmente potresti comprare tutte quelle schifezzuole che volevi, si finisce per comprare le solite cose : pane, latte, uova.
Il mitico trittico da uomini responsabili.
Sto divagando.
Come fate a scegliere? Come fate a non appassionarvi alla vita? Come fate a non apprezzare la solitudine?
Come fate a non colorare la vostra vita ogni giorno con sfumature diverse?
Come fate ad ascoltare la musica senza chiudere mai gli occhi?
Come fate ad non versare lacrime al suono di un piano?
Come fate a non rimanere ipnotizzati dalla fiamma di una candela o dal fuoco di un camino?
Dannazione, spiegatemelo, cazzo.
Dedico queste quattro righe a chi, come me, vede le cose in maniera diversa.
A chi è affezionato ai suoi primi giocattoli. E li custodisce come gioielli.
A chi si stupisce ogni giorno di come il sole accarezza il mondo.
A chi ama il concetto di “Infinito” dell’universo.
A chi passa pomeriggi interi ad ascoltare Ludovico Einaudi.
A chi guarda oltre la siepe, a chi non sacrifica mai la sua essenza.
Un abbraccio.
Ale
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