Sono un seme. Capitolo 23. 23/09/2017

Sono un seme. Capitolo 23. 23/09/2017

Oggi è un giorno speciale.
È il capitolo 23 e lo sto scrivendo nel giorno 23 Settembre.
23 è il numero di Micheal.
Insomma, boom.

Sono in treno.
Sono solo.
Sono felice.
Ho un po’ la gioia dentro a stare seduto qui e gli occhi si fanno pure un po’ umidi mentre pronuncio la parola “gioia” ma è quello che sento.
Sono in treno e sono felice: nelle mie cuffie fioridirosafioridipesco.
(come si fa non fare a fare le smorfie quando Lucio dice ioeropropriofuoridimeeeee? figuremmè.)

Guardo fuori dal finestrino, ci sono tanti alberi verdi, e pare che il mondo dal finestrino non sia così diverso da come l’avevo lasciato.
Forse ora è tutto più vintage, più yellow.
Ho messo addosso un filtro vintage sui miei occhi.
Mha, avranno avuto ragione i Coldplay.

Osservo quegli alberi, non mi fanno ciaociao. Mentre cerco di salutarli il treno va veloce e non riesco a soffermarmi, non riesco ad osservarli come vorrei.
Penso alla forza delle loro radici, penso alla potenza della natura, all’energia positiva che mi trasmettono.
Intanto accanto a me ci sono due ragazzotti americani, una coppia, 300 kilogrammi in olio d’oliva.
Lei tocca i capelli a lui, lui fa cioppicioppi a lei e sarebbe pure na cosa poetica se, e solo se, lui non si fosse appena tolto le scarpe Nike nere sudate per mettersi in ciabatte lasciando sublimare il suo calzino di spugna bianco nell’aria.
Si respira aria di campo. minato.

Ripenso a quegli alberi.
Ripenso a come io non sia così diverso da loro.
Ripenso alla vita, a come mi stia crescendo la barba in questi giorni.
Mi ricorda gli aghetti di quelle piantine di grano che mi davano in 3a elementare nel periodo di Pasqua.
Quelle che mi facevano piantare le suore e poi portavo il vasetto a casa da mamma, tutto fierissimissimo.
Ogni giorno mettevo un pochino d’acqua con il tappo della bottiglia.
Era stupendo quando poi vedevo i primi peletti fuoriuscire dal terreno.
Era magico.
Un piccolo Ale che impara “la vita”. La forza. La potenza. La pazienza.

Forse le suore mi volevano insegnare proprio quello, e io che invece un po’ le odiavo perché mi sequestravano le figurine.
A volte ciò che sembra non è.
Devo ricordarmelo.

Le notizie Ansa sono tante:
1) ho un po’ di barba ma tre peli come sopracciglia
2) sono andato a correre dopo tanto tempo e mi sono sentito uno di viteallimite su RealTime che cerca di dimagrire
3) ho imparato a stare appeso con un nastro al soffitto a testa in giù, grazie ad un’amica speciale.
4) sono in attesa del 3 Ottobre che sarà uno dei giorni più importanti della mia vita.
Farò finalmente la tac che mi farà capire se ho vinto la battaglia o addirittura la guerra.
Figo, no?

È da tempo con vado in ospedale, che non vedo Jd e tutti i miei compagnellinfermieri.
(Tutt’attaccat, è inutile che fate i pignoli del cazzo pensando che abbia dimenticato lo spazio immezzo.
Con due mm, inutile che fate i pignoli del cazzo pensando che si scrive “in mezzo”.
È rafforzativo, uagliù. (vocativo latino))

In lontananza vedo il Vesuvio. Penso alla forza di quelle piccole piantine che stanno ricrescendo dopo l’incendio.
Sembra la mia barba.

Adoro il fatto di rinascere insieme al mio Vesuvio.
Mi fa sentire parte di un qualcosa di più grande, parte di un sistema di energie che vanno oltre l’individuo e l’uomo.

Il mio pensiero va alla malattiaconilnomebrutto che come un incendio voleva distruggermi.
Lei forse non lo sapeva che ho la natura del Vesuvio nelle vene.
Lei forse non lo sapeva che lui mi ha prestato la sua forza.
E ragazzi, lei c’ha provato.
Nun se po crerr ma è così.

Lei ha provato a seppellirmi.

Forse non sapeva fossi un seme, un seme del Vesuvio.
Affondo nel terreno, scanzo l’incendio, e dal terreno risorgo.

Oggi mi sento proprio forte.
Sarà che sono in viaggio.
Sarà che sono in treno.

Sarà che sono felice.

Peace

Ale

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