I colori di Bangkok e una scarpa importante. Capitolo 36. 21/09/2018

I colori di Bangkok e una scarpa importante. Capitolo 36. 21/09/2018

#lamiacambogiathailandia2018

La parte più bella di questa storia è che mentre sto scrivendo ho l’elica dell’aereo che mi sfiora l’orecchio.
Quasi sento il vento che produce sbattere sul finestrino.
Sono in aereo destinazione Siem Reap, partito da Bangkok.
Ho appena finito di mangiare dei buonissimi spaghettini tipo saykebon con sedano e carote con due pezzi di melone dolcissimo.
Accanto a me c’è un uomo sui 40anni con (in ordine sparso): orologio louisvittonpezzott, cappello grigio dei power rangers, maglietta di baseball bianca a strisce blu dei Mets, pantaloncino grigio che richiama il cappellino perché anche l’occhio vuole la sua parte, e delle belle scarpe giallo fluo.
Cioè, ma che mito è?
La parte ancor più bella è che siamo in aereo e lui sta facendo un puzzle tridimensionale, tipo la Lego ma versione UltraPro, con i pezzettini minuscoli, che lui mantiene tra i denti prima di trovare la loro sistemazione.
Roba che ogni movimento dell’aereo suda freddo per paura di perdere quei pezzettini.
Ma non è finita, eh, la parte ancora più bella è che sto puzzle alla fine diventerà non un mostro leggendario, un drago, un trasformer, un personaggio degli avengers, e nemmeno un Goku super Sayan, un Superman, un eroe greco, no, di più ragazzi, di più.
Qui ci siamo superati.
Questo puzzle finito sarà una bellissima…………..

scarpa.

Si avete capito bene, sta facendo un puzzle complicatissimo di una scarpa.

E no, non è un pezzo di un puzzle più grande, è proprio il puzzle finito, ho sbirciato sulle istruzioni.
Forse da piccolo suo padre non gli comprava nè le scarpe nè i puzzle e lui, povero cucciolo, ha trovato la maniera di soddisfare il bimbo dentro, e recuperare dal trauma infantile.

Questa è la bellezza del viaggio.
Tante cose inaspettate che ti squagliano le cervella, che ti inzuppano le sinapsi, che ti arravogliano le arterie.

Ieri ero a Bangkok e ora sono su un aereo destinazione Cambogia.
Boom.
La notte di ieri è candidata agli Oscardellestranezze come una delle notti più strane della mia vita.
Bangkok è una metropoli gigante, caotica, imbordellata ma le persone sono delle piccole formichine, bassine, magroline, cuccioline, ma tanto, tanto gentili.
Hanno attuato un sistema di difesa, un meccanismo di salvataggio.
Loro non si alienano, ma rovesciano il significato di metropoli e se ne fottono.
L’aria in alcune zone è quasi irrespirabile, il caldo è azzeccus, ma si mangiano coppe di frutta coloratissime ad ogni angolo della strada.
Il tema dei colori è ricorrente: in ogni strada si possono almeno riconoscere 40/50 colori diversi.
Pausaaaaa…
È appena schizzato un pezzettino di scarpa sul mio petto, e il bimbino40enne ha accennato un sorry sottomesso, pieno di vergogna, trepidante nel recuperare il pezzo di scarpa dal mio petto.
Se continua così penso che non finiremo sto viaggio senza che si becchi un mio abbraccio a braccia piene.

Ritorniamo sui colori.

I mercati, ragazzi, i mercati.
Pugliano a confronto è una mollichina di pane: c’è qualsiasi cosa.
Sono colori che ti sbattono addosso da ogni lato, elefantini colorati che ti rincorrono manco fossi in Dumbo (e infatti un po’ ho avuto paura di sta cosa, si Dumbo fa paura), souvenir colorati dal discutibile senso estetico, magliette colorate, gente colorata, cappellini super colorate, drink super colorati, tuktuk super colorati, taxi gialli e rosa e verdi, cazzo, sono in un albero di natale (mamma version).
Ho conosciuto Peadrow, mi ha riportato a casa a 100 km/h con un triciclo, anch’esso colorato con almeno 10 sfumature di gialloeverde.
Piccolo particolare: il triciclo aveva il motore di una kawasakininja.
Roba che accellerava e mi sentivo lo stomaco dentro i reni.
Abbiamo cantato insieme una canzone di Bruno Mars mentre sotto il nostro culo sfrecciavano stradine sterrate di Bangkok e mentre sentivo che la linea tra la vita e la morte era diventata sottilissima, con le auto che ci sfioravano, bussando all’impazzata.
La musica ci ha unito, come solo lei sa fare, e siam finiti a parlare per circa mezz’oretta.
Mi ha detto che fa na vitademmerda, che si sveglia ogni giorno alle 6emezza e spesso lavora anche la notte.
Aiuta la madre in difficoltà economiche (come l’80% dei bangkokkesi) e cerca di fare da padre alla sua sorellina che aveva il nome di una busta di patatine, tipo Pringles, prangies, prengues, non l’ho capito.
Pausaaaa…
Il bimbino40enne mi ha appena chiesto chi ero e dove andavo.. Mi ha spiegato un po’ di cosucce sulla Cambogia, sul fatto che c’è gente che vive sui fiumi con case costruite con bambù, tipo palafitte.
Nella stagione delle piogge pescano, nella stagione delle non-piogge invece coltivano il riso.
Si perché qui tutto ruota intorno alla pioggia, un concetto stranissimo per noi italiani, ancor più strano per noi napoletani.
Baaaaaammm: so caduti dei pezzi di puzzle a terra.
Dramma.
Tragedia.
Titoli di coda: vado in missione.
Ho il dovere morale di buttarmi sotto i sediolini e giammai qualcuno scenderà da questo aereo senza aver trovato almeno un pezzettino a testa. (da leggere con voce di Jafar)

Tutti uniti, tutti compatti uagliù.

La scarpa s’ha da fare.

Peace & Love

Ale

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