La Vie en Rose. Capitolo 14. 22/07/2017

La Vie en Rose. Capitolo 14. 22/07/2017

C’è un pò di poesia stasera qui.
Apro il pc, monitor spento.
Lo schermo nero riflette il mio nuovo viso.
E’ stanco, un pò gonfio, oggi gara 5 è stata tosta.
Però sapete na cosa?
Gli occhi so gli stessi, cioè lo sguardo è sempre quello del solito cazzone di sempre.
Ed è rassicurante, riconoscersi, almeno dagli occhi.
E’ una sensazione un pò alla Vie En Rose: un malinconico ritrovarsi.

E’ la serata perfetta per scrivere.
Sono le ore 19:45, domani si va a casa.

Anche in ospedale il sabato sera si vive in maniera diversa.
Ci sono tante persone, tutti sono più sereni, è come se il weekend arrivasse pure qui.
Ci sono gli infermieri che si fanno il caffè, le signore che parlano a telefono nel corridoio ad alta voce, saranno studentesse Erasmus, non capisco una parola di quello che dicono.
Insomma pare di stare dietro ai Baretti a San Pasquale, con le cosiddette zingare arresagliute che se non si buttano una pajettes addosso non so contente.
Fa un pò ridere.

Neddy oggi è stato con me tutta la mattinata, mi ha raccontato la sua storia.
Dei suoi figli, di come ama suonare il basso, di come abbia una vita così piena di passioni ed amici.
Il figlioletto di 9 che fa i gameplay su youtube, e la figlioletta di 5 anni che canta Frozen davanti alla SmartTv.
Quando c’è lui, le terapie scorrono sempre più veloci.
La medicina arriva prima, e mi cambia le sacche a ritmo di rock, perchè suona il basso, ve l’ho detto prima oh.
Potrei scrivere 10 pagine di blog se volessi raccontarvi tutta la nostra chiacchierata.
Storie d’avventure giovanili, di concerti in pub pezzotti di tutta Italia, fino ad arrivare ad un concerto a Piazza Plebiscito.
Red Ronnie, Vasco.
C’erano anche loro nella sua storia.
E pieno d’emozione mi ha raccontato di quelle 40000 watt che per la prima volta uscivano dal suo strumento, forti e potenti.
Estasiato come un Ale piccolo davanti al suo primo ciaff.
Scuola Francesco D’Assisi, tiro dall’angolo, credo anno 1998. Palla Legea n°5 a spicchi colorati.
Il primo ciaff che entrò senza toccare il ferro, lo ricordo come fosse ieri.

Son rimasto solo in stanza, la numero 3 è diventato quindi un supermegagigante Acquario.
Figo eh?
Me la godo tutta, posso sentire la musica senza le cuffie se chiudo la porta e posso camminare sulle mattonelle senza toccare le fughe.

Na bellezz.

Ogni tanto viene a trovarmi il signor Mauro, un vecchietto di 74 anni che alloggia in un Acquario, il Box 3.
Mi ha preso a cuore.
Passa tutta la giornata da me, parliamo di tante cose. E’ un bel modo di stare insieme, mi ricorda i miei nonni.
Ha qualcosa negli occhi di Nonno Vinnì, quello sguardo vispo, complice, sveglio. Quel modo di ridere, di giocare con le parole.
Poi all’improvviso mi butta nel discorso parole tipo “giuoco” del calcio e diventa nonno Vincenzo, comincia a parlare tutto forbito, racconta storie di guerra, di trasferimenti lavorativi in Germania, e ha mani rossiccie piene di lentiggini, che assomigliano a quelle che ogni giorno mi davano un cioccolatino colorato nell’attesa del pulmino della scuola.
Ha grossi lobi, capelli bianchi sottilissimi per colpa dei Mike&Kobe, un bel pancione, un accento super figo perchè viene da Marina di Camerota.
Non so, un vecchietto come lui te l’aspetti che parla un napoletano incomprensibile, che ti innaffia mentre parla, e invece lui se ne esce con sto bell’italiano con l’accento figo. Pieno di vitalità e di gioia.
Cammina con un bastone di legno stile Dottor House, che gli da una dignità incredibile, bussa alla mia porta prima di entrare, sempre, anche se è sempre aperto, perchè comunque la mia stanza è un punto di ritrovo per tutti.
Il circoletto da Ale.

Le storie che sto ascoltando in questi giorni le ricorderò per sempre.
Codificate nel mio Dna.
Potrei scrivere fiumi di parole ( e ora ditemelo voi come non si può cantare un attimo in testa il ritornello dei Jalisse).
(Aspè, n’attimo, fiumidiparoletranoiprimaopoiciportanovia..tidaròilmiocuoretidaròilmiocuoresevuoi…)

(respira Ale, respira…un bel respiro.
Ecco è tutto passato.)

Intanto nel momento stesso in cui sto scrivendo, si sta svolgendo un lavoro per la quale ho lavorato in questi ultimi 10 giorni, uno di quegli eventi a cui amo partecipare attivamente, non solo nell’organizzazione, ma anche nella fase operativa.
Robba mia, nzomm.
Ma niente, mi godo quei selfie aranciosi che mi mandano e intanto mi sparo Yiruma nelle vene.
Che funge tipo ReparilGel, sia chiaro, mi ammorbidisce le vene martoriate da Kobe.

Kobe, bè parliamo di Kobe.
E’ stato un pò bastardello.
Eppure io l’ho trattato bene, ho fatto il bravissimo. Son stato un paziente paziente, ho fatto tutti pensieri positivi, e ho bevuto i miei 2,5 litri di acqua giornalieri.
Ma niente, alle ore 15 di tutti sti giorni era lì, a sballottarmi i pensieri.
A scavarmi lo stomaco.
Ora che sono le 21 invece mi sento bene, Mauro è appena venuto in camera e ho fatto finta che stavo lavorando al pc, per poter scrivere ste 4 righe.
Sente proprio la mia mancanza, non riesce a stare fuori dalla mia stanza.
Bellino.

Alla fine, rirerenn e pazziann, sono quasi ai 2/3 del percorso!
Non sono devastato, il mio corpo da orso sta reagendo bene.
Spero che sto piccololinfonodobastardo sia forte come me, ma un pò meno.
Cioè voglio pure capire che sia unosfaccimmiello, un gradasso, un buffoncello perchè comunque è cresciuto dentro di me, e non dev’essere stato facile per lui con tutta la positività che ho addosso.
Però che cazz, un pò meno, un pò meno dei miei omini blu cobalto.
Quel tanto meno forte che basta.

Ho troppe cose da fare cazzo, non posso perdere altro tempo.
Jamm bell omini, sfondatelo.

Intanto accanto a me a terra ci sono le mie scarpe azzurre con i lacci gialli della Nike che comprai in America e che ho usato nelle mie ultime escursioni.
E’ strano vederle così pulite.
L’ultima volta che le ho indossate erano un ammasso di sudore, terreno e strisce d’erba nei lati.
Ho pensato che sarò felice solo quando il fango tornerà su quelle scarpe.
Ho pensato che devo andare in Giappone.
Oppure in India.
Voglio sporcarmi con il mondo.

Prossimi appuntamenti gara 6 e gara 7 nelle prossime due settimane e fanculo pure Kobe.
C’mon babe, ce la stiamo facendo.
So che ho scritto poco, ma mi sento troppo in colpa di aver appeso Nonno Mauro, e quindi ora vado da lui.
Vi lascio.

(Ah, domani appena arriverò a casa mi passerò la lametta in testa perchè sono troppo ridicolo con sti capelli a macchie, stile ghepardo.
Mi sento na vrenzola!)

Peace

Ale

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