Paperinik. Capitolo 15. 30/07/2017

Paperinik. Capitolo 15. 30/07/2017

Buongiorno a tutti.
Oggi è domenica.
Mi sento bene, ma davvero bene.
Tutti i miei amici e i miei parenti mi hanno detto in questi giorni la fatidica frase “Ale ti vedo proprio bene”.
È una frase detta con dolcezza da loro, ma ha un retrogusto strano per me, al sapore di sacca blu.
Sia chiaro, mi fa piacere sentirlo, anche perché io davvero mi sento na bomba, ma pensavo a quante volte si dica solo per sollevare il morale di un “malato”.
O di un’amica/o cicciona/e.
Vabbuo’, sciolt.

È da una settimana che non scrivo, ve ne siete accorti?
Io si, tantissimo.
Ma se succedono troppi fatti, i miei pensieri non sedimentano, e quindi non so capace di tramutarli in parole.
Le cose che cambiano sono sempre difficili da raccontare.
I pensieri di Renzi, le onde del mare, la mia panza a 10 anni, le mie vene, i capelli di Nick Carter, l’amore, le persone.
Quando una cosa sta cambiando davanti a te, non puoi spiegarla.
Ecco perché forse è così difficile descrivere sé stessi.

Come lo spieghi un tormento così grande? Come la spieghi la materia che si trasforma ogni giorno?

(stamattina mi so svegliato modalità Marzullo riflessivo)

Nel momento in cui vi scrivo mi trovo disteso sul letto nella mia prima storica stanzetta, a casa di papà.
La stanzetta che ha le pareti dipinte con tutti i personaggi dei cartoni animati della mia infanzia.
Li disegnava papà, e io li coloravo con gli Uniposca colorati.
Ci sono proprio tutti!
Ci sono Tom&Jerry che corrono, Topolino, Nonna Papera, Yogi & Bubu, zio Paperone e anche Paperinik.
Ricordo come fosse ieri quando colorai Paperinik: sbagliai a colorare i guanti, li feci neri, piuttosto che lasciarli bianchi.
Papà si arrabbio’ tanto, perché non avevo prestato attenzione, però poi prese l’uniposca bianco e mi disse “ora correggi”.
È ancora lì davanti a me quella correzione, la mano destra di Paperinik è un po’ più grigietta.
Quanta verità in quella sfumatura strana, quanto valore.
Ricordo la sensazione di sconforto che mi dava aver commesso quell’errore.
Avevo rovinato un’opera d’arte.
Avevo rovinato una parete intera.
Come se fosse stato un errore irrimediabile.
E invece la correzione ancora oggi è davanti a me.
E un problema che sembrava insormontabile per me bambino di 8 anni, oggi lo contemplo con il sorriso.

Penso che questo accade troppo spesso.
Di quanto ci si arrendi all’errore, di quanto non si abbia il coraggio a volte di trovare una soluzione.
Che poi a volte la “correzione” dell’errore può avere un valore ancor più grande di una cosa senza errori.
Quel disegno di Paperinik senza errori sarebbe stato come tutti gli altri, uno dei tanti. E magari non starei qui a parlarvene.
E invece quella mano grigietta gli da un valore immenso: quella sfumatura unica insegno’ ad un bambino di 8 anni che niente è perduto nella vita. Che c’è sempre modo di risolvere, che c’è sempre modo di “aggiustare” qualcosa.
Grazie papà.

Torniamo a noi e al mio viaggio.
Nel momento in cui sto scrivendo sono in attesa di gara 7 che si terrà Mercoledì. Tutti invitati, posto a sedere non garantito.
A breve comincerò il ciclo T-Mac. The last one.
Incredibile vero?

Bollettino Ansa corpo e viso: i peli sul mento sono passati da 7 a 20 ma sono biondi ossigenati, tipo come se volessero uscire ma sono talmente shockati dalla merda che mi iniettano che hanno cambiato colore.
E su un negro come me, sono quasi fosforescenti.
La testa è sempre super liscia anche se rispetto a prima si sente qualche “ruvidità” in più. C’è qualcosa di vivo che vuole crescere nzomm.

Intanto sto pensando ancora a Paperinik.

Che figata sarebbe se davvero esistesse Dio.
Io lo immagino proprio così: un’artista che scolpisce e poi dipinge le persone.
Magari chesso’, come me a 8 anni, mentre mi stava dipingendo, avrà sbagliato colore pure lui. Doh.
Avrà commesso quel piccolo errore che magari mi fa trovare a 30 anni con sta malattiaconilnomebrutto.
Potrebbe essere no?
Tutti possono commettere piccoli errori, forse anche Dio, no?
Ma tutto si risolve, come imparai io a 8 anni con gli occhi fissi su quella punta bianca che levava quel nero.
E magari tra qualche mese saro’ solo un nuovo Ale, con una sfumatura grigietta in più, ma con tanta più forza e valore.
Cazzo, c’è riuscito un bimbo paffuto di 8 anni a risolvere il suo piccolo “errore”, vuoi vedere che non ci riesce Dio?

Uniposca bianco sottoforma di sacche Blu color cielo delle sette e mezza d’estate, dal lato opposto a dove tramonta il sole.

E via ogni nero.
E via ogni errore.
E via ogni linfondodimerda.

Non vedo l’ora.

Peace

Ale

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