Una Notte in più. Capitolo 2. 16/06/2017

Una Notte in più. Capitolo 2. 16/06/2017


E’ una notte bellissima, fa caldo.
Sono in ospedale al Pascale, è il giorno prima dell’operazione.
Non riesco a dormire.
Mi sento turbato, ma non impaurito, almeno non credo.
Direi…curioso.
E’ un’emozione simile a quella che provo durante una partita di basket, mentre sono in panchina.
Chi ha la fortuna di amare questo sport conosce quella sensazione.
Bruciori di testa, bocca secca, un occhio alla partita e l’altro all’allenatore. Pronti a scattare al minimo cenno.
Un misto tra ansia, eccitazione e passione.
Si aspetta il proprio momento.

Io questa notte sto aspettando il mio.

Il signor Rosario dorme come un ghiro e russa come un porco.
Nella stanza abbiamo una new entry, il signor Vincenzo.
Ha 76 anni, pochi capellini sottili in testa e un corpo magrissimo.
I suoi figli mi hanno raccontato che aveva una gran forza fino a pochi mesi fa.
Che amava andare in bicicletta, anche per fare la spesa o andare in posta, e aveva quei sediolini in paglia attaccati sulla ruota posteriore dove portava i nipotini.
Si vede da come mi guarda che è un gran nonno.
Con noi è sempre silenzioso, credo per lui siano giorni molto importanti.
Ha subito un pò di operazioni, alcune anche molto lunghe.
Non se la passa benissimo.
Ha 3 figli maschi, e l’ultimo ha la mia età.
La scorsa notte è stato sveglio tutta la notte, ogni tanto lo sentivo lamentarsi, ho cercato di parlargli un pò, mi ha raccontato qualcosa della sua vita.
Lo faceva con dolore, con rassegnazione. Avrei voluto abbracciarlo, ma poi ho pensato che tra veri uomini non si fa.
Gli ho dato una pacca sul petto.
Come se volessi trasferirgli un pò di energia sul cuore.
L’ha apprezzata, mi ha sorriso, ci siamo capiti.
Ora sta dormendo, ha lo schienale del letto quasi dritto, la testa sul cuscino tutta storta.
Dorme seduto, perchè gli fa tanto male la schiena.
La malattia con il nome brutto ha colpito anche lì.
Spero non soffra tanto.

Intanto sento il vento che fa fuuu tra le guarnizioni della finestra.
Mi sono alzato.
In corridoio non c’è nessuno, solo le luci rosse delle stanze che ogni tanto si accendono e quell’odioso bip bip bip delle emergenze che ti entra nel cervello dopo qualche giorno che sei qui.
Mi son fatto un giretto per il reparto. Mi sento come se fossi il guardiano, come se avessi il compito di dare un pò di allegria a chi non ne ha.
In fin dei conti, non è male qui: ci sono le pareti colorate e c’è sempre l’acqua bella fresca da quelle bottiglie giganti.
C’è una sala d’attesa grande non lontana da camera mia, pareti azzurro chiaro.
All’interno c’è una libreria con qualche libro,
tipo quellichenonleggenessuno.
Edizione ristampata del 1937.
Quelli che le bancarelle vendono a 80 cent, tutti quelli di Piero Angela giovane insomma o quelli di Enzo Biagi.
However.
Son riuscito a trovare un balcone bello, sta in fondo al corridoio, credo sia una zona riservata ai medici.
Ho preso una sedia da una stanza e mi son seduto un pò qui.
Sono in pigiama.
Sono le 3 di notte e ci sono tante auto in giro.
Ho pensato a me mentre guido, ho pensato a quelle giornate dove sembra che tutto stia andando di merda.
Che sei nel traffico, che il telefono è scarico e il cavetto usb nell’auto fa cagare e non te lo carica, che stai facendo ritardo all’ennesimo appuntamento, che hai messo una camicia stretta che ti opprime l’esistenza e non riesci manco a guidare, che la gente bussa senza motivo, che sei in riserva e molto probabilmente dovrai andare a prendere la benzina con la bottiglia di plastica da qualche parte tra poco, che quello stronzo ti ha tagliato la strada e tu gli lanci un Mammt repentino, che sudi pure sui gomiti.
La radio manco l’accendi perchè sei talmente fuso che pure la musica ti dà fastidio.

E’ strano pensare quanto in fretta cambino le prospettive.

Mi piacerebbe stare in auto ora a guidare, pure in mezzo al traffico.
Adoro guidare, soprattutto di notte.

Sono le 3.
Oggi è venuta a trovarmi come al solito la mia mamma ciccina, e poi il mio papà che è ciccino pure lui, sia chiaro, ma fa l’omm e non si può sgamare troppo sto fatto.
Ma io lo leggo facile, call.

Nei giorni scorsi son venuti un pò di amici.
E’ stato un pò buffo.
Sono felice però, c’è tanta gente che mi vuole bene.

Io mi sento in forma, cioè, in questo momento ci starei na favola a San Martino con una tennentz in mano.
O anche a Via dei Tribunali mentre azzanno la frittatina da Di Matteo e mi pulisco le mani oliate sui jeans.
O a Piazza Plebiscito seduto vicino ai leoni e a contemplare la mia Napoli.
O anche sul terrazzo del Castel dell’Ovo, mettermi negli angoli e “fare Titanic”.

Questa notte la ricorderò per sempre.
Il caldo, le poche stelle, e qualche nuvola.

Ora torno in stanza.
Vado a controllare i miei compagni di battaglia come stanno.
Ecco, qualcuno di loro ha chiamato.

Bip…bip….bip.

Peace

Ale

(nel momento in cui scrivo sono le 3e18 di notte, ho appena ricevuto un abbraccio importante dalla mia sorellina, lo scrivo perchè se lo ricordi a mente ti rimane impresso, ma se lo ricordi scrivendolo e poi lo rileggi,

lo rivivi di nuovo.)

Ti ringrazio della lettura. Se ti va puoi scrivere qualcosa qui:

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